Barbablù, speranza delle donne di Dea Loher – traduzione di Roberta Cortese
L’avversario tratto dall’omonimo libro di Emmanuel Carrère
con Nicola Bortolotti, Roberta Cortese, Lorenzo Fontana, Alessandro Mor, Franca Penone, Elena Russo Arman
Progetto di residenza artistica al Teatro delle Moline di Bologna dal 30 gennaio al 12 febbraio
Fatti di sangue. Due storie. La prima è quella che ci racconta la drammaturga tedesca Dea Loher nel suo Barbablù, speranza delle donne. Il protagonista di questa storia si chiama Heinrich Blaubart, fa il commesso in un negozio di calzature femminili, non sembra avere particolari bisogni, né conoscere emozioni. Un giorno, sulla panchina di un parco, incontra Julia, una giovane che si innamora di lui e gli propone l’amore assoluto, “oltre ogni misura”, e che, di fronte alla ragionevole pacatezza che le oppone Heinrich, in nome di quell’amore assoluto, si toglie la vita. Da quel momento in avanti, Heinrich prende ad uccidere tutte le donne che incontra, velocemente, freddamente, perché le donne lo strapazzano, toccano le sue emozioni, proiettano su di lui i loro desideri, e, soprattutto, cercano di costringerlo in un ruolo che lui non sente suo: l’innamorato fedele, il “fisso”, l’amante impetuoso. Cercano di affibbiargli un’identità che Heinrich rifiuta.
Il protagonista della seconda storia, Jean-Claude Romand, il 9 gennaio 1993, a Prévessin-Moëns, nella Francia orientale, ha ucciso moglie, figli e genitori. Poi ha tentato, invano, di suicidarsi. Le indagini che sono seguite al suo gesto hanno rivelato che non era un medico come aveva sempre sostenuto e, cosa ancora più difficile da credere, non era nient’altro. Mentiva da diciotto anni, ma l’identità fittizia che si era costruito non copriva nulla. Quando stava per essere scoperto, ha preferito sopprimere tutte le persone di cui non avrebbe mai potuto reggere lo sguardo, e, per questo, è stato condannato all’ergastolo.
Scrive Emmanuel Carrère, che a questa vicenda ha dedicato uno dei suoi libri più folgoranti, L’avversario: “Io sono entrato in contatto con lui, ho assistito al suo processo, e ho tentato di raccontare con precisione, giorno dopo giorno, questa vita di solitudine, d’impostura e d’assenza. Di immaginare cosa gli passava per la testa durante le lunghe ore vuote, senza progetti né testimoni, che avrebbe dovuto trascorrere al lavoro e invece passava nei parcheggi autostradali o nei boschi del Jura. Di capire che cosa, in un’esperienza umana tanto estrema, mi ha toccato così da vicino. E tocca, credo, ciascuno di noi”.
Due storie che ci presentano fatti di sangue diventano il punto di partenza per indagare in profondità un disagio che ha a che fare con il senso di inadeguatezza rispetto alla realtà che ci circonda, con il sentirsi sempre non all’altezza delle richieste che ci arrivano dall’esterno, con l’incapacità a fare i conti con l’altro, con i suoi desideri, con quello che ci si aspetta da noi.
Unire in un unico progetto testi dai caratteri così diversi – una commedia antipsicologica, dai tratti surreali e dal linguaggio spesso comico, essenziale, originalmente poetico, a fronte di un lavoro non scritto per la scena in cui l’indagine dei fatti, la loro interpretazione e la biografia di chi scrive si mescolano in maniera inestricabile – ci pare aiuti a far emergere in modo più ricco e sfaccettato quanto la “mostruosità” di un gesto o di un’esperienza contengano un carattere “comune”, nel senso di normale e, insieme, di condiviso.
In Barbablù, speranza delle donne di Dea Loher saranno impegnate tre attrici e un attore: Nicola Bortolotti (Blaubart), Roberta Cortese (la cieca) e Elena Russo Arman (cui sono affidati tutti gli altri ruoli femminili, in tutto 6), che già lavorarono alla forma di “studio” del testo per il Teatro Elfo Puccini di Milano nel 2011.
L’avversario sarà, invece, l’inizio di un lavoro tutto da sperimentare, aperto ad un gruppo di attori (per ora 5) che si immagina possa aumentare di numero. Partendo da un canovaccio di adattamento del romanzo, si lavorerà su alcune zone del racconto per scoprire insieme quale strada percorrere sia a livello drammaturgico che di messa in scena. L’idea è quella di sviluppare una vera e propria scrittura scenica di gruppo che riesca a restituire teatralmente la forza delle pagine di Carrere.
Nicola Bortolotti & Lorenzo Fontana