Su Catanzaro, Blocco 52 di @LouPalanca e altre storie
La Calabria è un fardello che mi porto appresso, un grumo di sensazioni che sto cominciando ad elaborare.
Con la Calabria sto imparando a fare i conti, a dialogare.
Non è pacifico.
Non è facile.
Un libro che mi ha permesso di dare un’accelerata al tutto è Blocco 52, bel libro scritto dal collettivo Lou Palanca edito da Rubbettino.
Blocco 52 ha il merito di raccontare una storia dimenticata, quella di Luigi Silipo, dirigente del partito comunista e sindacalista dei braccianti, ucciso nei vicoli del centro storico di Catanzaro la notte del primo aprile del 1965. Il sottotitolo del libro recita “una storia scomparsa, una città perduta”.
La storia dell’omicidio di Silipo è stata rimossa dalla memoria collettiva, nessuna verità giudiziaria è stata accertata. Alcune ipotesi, ma niente di più.
Circolano voci, si dice, si sospetta, poi la rimozione, l’oblio. Stesse modalità intorno all’omicidio di Roberta Lanzino, Vincenzo Vinci, Rocco Gatto, Vincenzo Malacaria…
Forse è il mood di un territorio intero. Ma non ci voglio credere, per quanto sia molto probabile.
Mi è sempre piaciuto camminare per le strade delle città, per me è una modalità di conoscenza attraverso cui instaurare una relazione diretta con il luogo. A Catanzaro mi trovavo abbastanza bene lungo il corso e fra i vicoli del centro storico, li percorrevo con gusto le mattine in cui non entravo a scuola. C’era sempre un po’ di disagio, forse era la paura d’essere “beccato”, non so. Forse era altro. Uno dei personaggi di Blocco 52 la definisce “una città strana, senza bellezza, senza cura”, basta fare un giro nel centro storico per percepire quanto tutto ciò sia vero.
Immancabilmente finivo per fermarmi nella Villa comunale. Il resto lo evitavo perché era, ed è, un’accozzaglia di strade intasate dal traffico, lungo le quali hanno costruito palazzi.
Mi chiedevo: perché Catanzaro è così brutta? Perché s’è sviluppata verso la montagna e non verso il mare?
In Blocco 52 si prova a dare una risposta a questi ‘perché’, tira i fili di una storia fatta di abusi edilizi e sfruttamento, ricostruisce un percorso. Ho capito che Catanzaro ha fatto della rimozione uno dei suoi punti di forza. Non c’è una targa per ricordare Luigi Silipo, non c’è nulla che possa raccontare qualcosa della storia della città a chicchessia.
Leggendo il libro di Lou Palanca si capisce il contesto storico in cui furono prese importanti decisioni di ordine urbanistico, si intuisce chi e perché volle che vi fosse un certo tipo di sviluppo edilizio che ha fortemente condizionato la vita della città e perché ci fu un mancato progresso. Perché e come alcune famiglie di contadini, in Calabria, presero il posto dei Baroni dopo aver fatto loro da tirapiedi. Perché s’è sempre badato a mantenere gli equilibri, “gli equilibri sono importanti, a breve ci sono le elezioni”.
Il costo di tutto naturalmente lo si sta pagando ancora oggi, ma tant’è, c’è ancora chi ha bisogno di chiedere un favore, c’è chi ha necessità di aiutare ‘gli amici’.
Basta guardare in che condizioni versa ancora il governo della regione.
“Ma che cazzo di terra è questa che si sbrana la sua memoria?”
Recentemente sono tornato per le strade di Catanzaro, molti teatri e cinema storici sono chiusi. Certo, c’è il nuovo Teatro Politeama, il nuovo centro commerciale con multisala sulla statale Jonica 106, l’altro centro commerciale sulla statale 280 dei Due Mari… ah sì, già, vero.
“futtatinda…”
“ti nda futti!”
Fra tutti i luoghi della Calabria in cui ho vissuto, studiato, lavorato, la città di Catanzaro è quella in cui non ho amici. Un rapporto conflittuale fin dai primi giorni in cui vi misi piede consapevolmente. Una mattina di settembre eravamo lì per una cosa esclusivamente mia, avevo dieci anni ed ero con mio padre, parcheggiammo l’auto nei pressi dei giardini di San Leonardo, destinazione Scuola Media Statale G. Pascoli. Lì, fra le aule con i muri dipinte di arancione, le scale di marmo e il busto di Pascoli davanti all’ufficio del Preside, intuii che c’era qualcosa che non andava. Sentivo che la mia vita ne sarebbe stata segnata in qualche modo.
Alla “Scuola Media Statale Giovanni Pascoli” entrai in contatto con i figli della piccola borghesia cittadina, molti delle mie compagne e dei compagni di scuola avevano frequentato le elementari dalle suore (mi chiedevo: perché andare in una scuola dove ti fanno pregare?) e i genitori erano architetti, insegnanti, ingegneri, impiegati della provincia, della regione, del comune. Lì, nel cortile della scuola per essere precisi, incontrai anche il figlio di un boss cittadino. Finì a cazzotti sia col figlio del boss che con il ‘più figo della classe’. Col piccolo boss in cortile, col paninaro in classe, durate l’intervallo.
Anni movimentati.
Passai poi a frequentare l’I.T.I.S., la maggior parte dei compagni erano non solo tifosi della squadra di calcio cittadina, molti erano più o meno velatamente fascisti. Così, seppur con tempi e modalità e ragioni diverse, finì a cazzotti anche lì.
Giorni segnati dal vento che soffiava implacabile su piazza Matteotti , giorni in cui vedevo un micro-fascismo quotidiano portato a spasso fra i corridoi della scuola al suono di ‘Fui eu, fui sulu eu… Ma, oh, mi raccumandu… omma si sapa ca fui eu!’
Anni in cui presi coscienza e posizione.
Grazie a Blocco 52 la mia visione delle cose è messa in crisi, le mie impressioni si ridimensionano. C’è stato qualcosa di buono a Catanzaro, certo che sì, ma è stato rimosso. Ci sono stati giorni di lotta, giorni in cui c’era chi a testa alta si opponeva. Giorni in cui una certa fierezza nello sguardo faceva da contraltare alle mani rovinate dalla fatica e dal freddo. Le ricordo bene quelle mani, le mani delle mie nonne. Lo sguardo un po’ triste e una luce d’una fierezza antica di chi ha piegato la schiena ma non gli occhi.
Sono appunti confusi, lo so.
Parte tutto dalla lettura di Blocco 52, un vaso si è aperto e i demoni saltano fuori. Anch’io ho da recuperare storie rimosse, storie che sono anche mie.
“Ho perso anche stavolta, ma
le battaglie perse sono le uniche che vanno combattute.
O, perlomeno, le uniche che meritano
il bacio sulle labbra che le trasforma
in un libro.”
Grazie mille Lou.
PS: Le citazioni sono tratte da Blocco 52 di Lou Palanca;
Le storie di Ciccio Vinci e Rocco Gatto sono state raccontate nel libro il Sangue dei Giusti di Careri/Chirico/Magro;
La storia di Roberta Lanzino è raccontata nel libro Roberta Lanzino, ragazza. di Costantino/Comandini;