tempo e tempo
Allora possiamo tagliarlo via dal metro corrente, il tempo, che contemporaneamente si oppone al proprio scorrere, allo scorrere del tempo stesso, così che per un momento si può credere di avere raggiunto la pace, ma quello è soltanto l’attimo dell’energia raccolta, quando il tempo che si è generato converge con quello in cui si vive. Come uno che cammini e voglia riposarsi, ma non possa perché si accorge che per tutto il tempo è stato là dove voleva arrivare, e invece di poter finalmente tirar fuori il pacchetto della merenda, salta su inorridito dal proprio posto. La soddisfazione del riposo alla musica non piace. No, nella musica non ci si può mai riposare, perché anche nelle pause è tutto dentro. La pausa è un buco nel tempo, e il tempo, come detto, non si ferma mai. Scorre, sì, contemporaneamente in due direzioni opposte, ma fermarsi, no. La musica. Qualcosa, proprio questo tempo, ti si muove dentro, anche quando si arresta per un attimo e sei costretto a muoverti sempre verso l’unico luogo in cui questo movimento interno, anche mentre si sta lavorando ma non ci si allontana dal proprio posto, dove dicevo questo movimento, che ti corre dentro all’impazzata, tanto quasi da esplodere, lo puoi conservare, ma non per arrivare finalmente a fermarti, bensì per riuscire a restare, a resistere fino alla fine in questo movimento, il movimento nella stasi.
Elfriede Jelinek, estratto da Die Zeit flieht (Il tempo vola)