Winterreise sul Rocciamelone
Al rifugio. Il freddo morde la carne, chiude lo stomaco l’emozione di una luna immensa oltre le montagne occupa il cielo terso senza nuvole senza impedimento va l’aria sulle braccia nude. Come un’onda d’energia entriamo, il vento preme alle spalle, posiamo gli zaini e si torna fuori. Naso in su a scovare costellazioni, sbuffando nuvole di fumo.
Notte agitata, letti sfondati, sonno leggero.
La sveglia risuona prima dell’alba e il cielo è sgombro di nuvole.
Ci prepariamo e mangiamo pane burro marmellata. Si parte.
Passi.
Ricordo i passi uno dopo l’altro tesi a cercare un ritmo. A cercare il passo per arrivare fino alla fine, non tanto su, ma la fine. Non sono soli i miei passi, altri ne risuonano dietro di me, impastati a voci che narrano storie di altri passi, altri viaggi, altri sono già lontani a mordere il sentiero con una velocità che non è la mia. La mia la troverò. Lame di luce tagliano le vette intorno, il cielo è limpido striato di bianco. Il verde è intorno a noi fin nella valle, laggiù.
Passi e pensieri e respiri profondi, lenti, cadenzati a far drenare tristezze e demoni. Seguo il sentiero, poso lo sguardo sui massi, cerco le bande rosse e bianche che tracciano il percorso. Vado su, respiro.
Cosa si muove con me
Foto ai compagni in salita, al panorama potente, bellissimo.
Massi e bacilli.
Lunghe pareti di massi e bacilli.
Mi supero,
passo oltre la fatica,
passo oltre l’ansimare,
oltre questo tempo tiro su la testa
Cos’è che mi smuove?
guardo le cime, la neve, gli stambecchi,
accumulo immagini per il viaggio d’inverno.
Li guardo i miei compagni, li guardo andare, parlare, scrutare lontano.
Chissà cosa pensa la montagna di noi.
Chissà chi ci pensa…
Ma è un viaggio questo?
Per dove?
Non certo per andare su, ci vanno tutti su, ci stiamo andando anche noi,
un passo per volta, un passo.
Arriviamo per tempo
nella nebbia che sale a folate lunghe.
Non si vede granché.
Fa lo stesso
Poi si torna giù e sembra facile, sembra non si possa neppure cadere da quassù.
Dalla cima non si cade, dal fianco si scivola, dalla parete si cade.
Avvolti nella nebbia
nell’aria pungente
c’è neve in cima
c’è l’altezza e la vertigine
c’è gioia e ripartenza.
Torniamo giù.
Ho letto mezza pagina del viaggio d’inverno.
Respirando ossigeno rarefatto
Ma il tempo non è il mio
Respirando a fatica sono arrivato in cima
e torno su
dalla cima torno su
verso la fine.
Scivolo su un masso, scivolo giù
pochi metri e il vuoto è
la sensazione di un attimo
vacante fino all’impatto.
Si arriva quasi alla fine del viaggio
si è quasi arrivati al punto finale
e si torna su
tutti insieme si torna su
“non si abbandonano i compagni”
e lentamente si rimanda la fine
torniamo a scalare
un compagno ha bisogno di sostegno
si rimanda l’arrivo
un passo dopo l’altro
allontaniamo la fine verso valle.
Allontaniamo la fine
che arriverà lunga
arriverà lo sfinimento.
Arriveremo tutti insieme.
Combattiamo contro un passato
Verrà un passato ancora peggiore.
Non si cade da una montagna,
se si hanno compagni.
Vieni da me, compagno.
Il racconto collettivo della camminata sul Rocciamelone lo trovate su Giap! “#AlpinismoMolotov. No Picnic on Rocciamelone“
Bella rapsodia. Ciao Y.
grazie Maurizio. :-)